LA CASSA PEOTA Una volta alla settimana vado alla “cassa peòta”, prima di me ci andava mio padre e prima ancora mio nonno. Ma andiamo per gradi: cos’è una “cassa peòta” ? Ecco un piccolo sunto per chi non lo sapesse sulle origini di questa “banca” dei poveri: “Le popolane veneziane cercavano di divagarsi, almeno un giorno una volta l’anno con gite in barche chiamate “peòte” che risalivano i fiumi, concedendo il divertimento di una gita in luoghi aperti e ricchi di verde…la campagna appunto: queste gite venivano chiamate “garanghelli”: il termine garanghello venne chiaramente spiegato proprio dal fantastico Carlo Goldoni attraverso Anzoleto, nel mitico Campiello: Ghe lo spiegherò mi: se fa un disnar: “uno se tol l’insulto de pagar e el se rimborsa dopo delle spese a vinti soldi o trenta soldi al mese.” Le donne che non avevano molti mezzi, per finanziare questi svaghi inventarono un sistema geniale e profiquo per poter risparmiare denaro: La cassa peòta. Era un’organizzazione in cui veniva designata una cassiera la quale versava una piccola somma iniziale, veniva quindi stabilita una quota che le componenti della Cassa dovevano versare per formare il capitale iniziale di questa piccola “banca” Ogni socia era poi impegnata a chiedere un prestito dalla Cassa, restituibile in rate settimanali entro circa sei mesi, versando un piccolo interesse, fianziandosi così il sospirato “garanghello” o per utilizzare la cifra per spese impreviste o per piccole spese voluttuarie e contribuendo ad umentare il capitale della Cassa; qualora non avessero avuto disponibilità sufficiente di denaro per la rata, veniva pagata una piccola multa, per restituire quanto dovuto in seguito le riunioni in cui venivano consegnate alla Cassiera le rate o le multe tutte le componenti della Società mangiavano e bevevano in compagnia. Alla fine dei sei mesi i denari ricavati dagli interessi e dalle multe venivano spesi per gite o per pranzi gioiosi in cui tutte si divertivano, in attesa di riprendere questo ingegnoso sistema per finanziare svaghi o per affrontare momenti particolari di necessità.. Le Casse Peòte sono continuate per secoli e dimostrano l’inventiva, lo spirito pratico e le capacità manageriali dei veneziani, specialmente delle donne che erano le vere amministratrici dei salari dei mariti e con loro volevano comunque godere dei piccoli piaceri della vita, donne consapevoli del proprio acume, allegre e fornite di inventiva e intelligenza ! “ Tutt’oggi nel Veneto ce ne sono parecchie, sparse nei paesi di campagna ed in città. Quella di cui faccio parte ha più di un secolo di vita ed è forse la più vecchia di Padova. Ho notizia che nei primi del 1900 era nel quartiere del Portello presso un’osteria dove al sabato sera i porteati dopo una settimana di duro lavoro andavano a bere un’ombra ...e anche due o tre… un tavolino dell’osteria era adibito a “casa peòta” e la gente, tutti amici e conoscenti, versava una piccola cifra settimanalmente. Qualcuno in difficoltà poteva chiedere piccoli prestiti senza interessi che reintegravano entro l’anno con il versamento settimanale. A fine anno, chi non aveva chiesto prestiti si trovava con un piccolo gruzzoletto per fare il cenone o per i regali ai bambini. Oggi non è cambiato nulla: stesse modalità (o quasi) e tutti amici o conoscenti che si ritrovano al bar una volta alla settimana. Si organizzano cene e gite sociali, in un clima d’altri tempi. |
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